Ghiaccio

Presanalla cresta est

(5 ottobre 2014)

Arrampichiamo su di un pendio costante a 55° di neve dura dalla perfetta consistenza, le punte dei ramponi penetrano completamente senza nessuno sforzo....

La picozza è in appoggio di becca, le condizioni sono ottime e si procede in conserva corta con sintonia e buon ritmo. La grossa crepaccia terminale è ormai superata da circa 200 metri, ognuno è concentrato sui propri movimenti, arrampichiamo simultaneamente ma siamo una sola unità, i nostri movimenti sono sincronizzati e continui; si sposta la picozza e a seguire i ramponi, picozza ramponi, picozza ramponi in modo ripetitivo, sono assorbito dalla mia progressione quando all'improvviso e inaspettatamente succede l'imprevisto.

Il mio compagno che è circa tre metri più in alto scivola silenziosamente, acquista velocità, lo intravedo con la coda dell'occhio passare al mio fianco, cerco di piantare la picozza il più possibile, ma tutto succede in una frazione di secondo e la picozza resta solo appoggiata. La gola mi si stringe e una fiammata carica di terrore mi attraversa il corpo partendo dai piedi e arrivando con inaudita violenza alla testa. Vorrei gridare ma la voce resta soffocata in gola, chiudo gli occhi, smetto di respirare, irrigidisco i muscoli allo spasimo e resto in attesa dello strattone che mi coinvolgerà nella caduta.

I pensieri corrono velocissimi ma, nella dinamica della scena i miei sensi non accettano gli eventi, riprendo a respirare e ancora l'adrenalina fa il suo dovere: frequenza cardiaca e respirazione si lanciano in una corsa sfrenata, il mio corpo è di nuovo pronto all'azione; voglio reagire, devo reagire e lo faccio ora ! Vinco la paura e un impulso parte con prepotenza dal cervello ordinando agli occhi di riaprirsi, ma tutto è ancora buio....

La mia fronte è madida di sudore, controllo la mia posizione ma non mi trovo più nella neve, non capisco! Poi all'improvviso realizzo quanto è accaduto: sono seduto sulla branda del bivacco invernale del rifugio Segantini dopo essermi svegliato da questo pessimo sogno.... Ora in uno stato di eccitazione quasi ingovernabile mi lascio cadere nel sacco a pelo, aspettando il suono della sveglia che non tarderà ad arrivare...

La giornata comincia regolarmente; sveglia alle 5,30 con i soliti preparativi di rito in silenzio, il the caldo, biscotti, della frutta secca, poi si prepara lo zaino e la partenza è dopo un'oretta, prendiamo il sentiero che conduce verso la normale della Presanella  e accompagnato dalla  luce della frontale ripenso al sogno di questa notte, ma i miei pensieri cambiano subito direzione, in quanto nella nostra salita  non abbiamo pendii ripidi da affrontare in conserva. L'alba sopraggiunge e il sole si fa strada tra le nuvole e, ammantando tutto di rosso illumina il maestoso gruppo di Brenta,  sull'orizzonte infuocato si stagliano evidentissimi il Crozzon, la Tosa, Campanile Alto e Basso, gli Sfulmini e cima Brenta; ci fermiamo a contemplare la natura che ci regala l'ennesimo momento magico.

A circa  2.700 m.  piegando a destra ci inoltriamo in discesa nel fondo della val d'Amola in direzione dell'omonima bocca, superiamo il ghiaione dell'instabile morena, passiamo su quello che resta del ghiacciaio e superando un piccolo nevaio ci portiamo sotto la bocca d'Amola. Anni fa la lingua nevosa si protraeva quasi fino alla bocca d'Amola, ora è rimasto un pericoloso fondo terroso che in qualche modo tiene insieme i massi che formano il canale di salita fino al passo a quota 3.076 m. Il canale franoso ci è bastato e preferiamo perdere un pò di quota per evitare il terreno molto instabile della prima parte rocciosa della cresta, scendiamo quindi attraverso un ripido pendio di neve sul versante nord della Presanella cercando un passaggio in discesa nella terminale  per poi superarla ancora in salita con un corridoio di ghiaccio sotto il labbro superiore della crepaccia che si insinua e la attraversa senza fatica facendoci superare il muro verticale che apparentemente sembrava più ostico.

Ora contrariamente alla mia previsione siamo di fronte a un pendio ripido di neve dura da percorrere in conserva.... procediamo a corda tesa e a distanza ravvicinata, l'inclinazione media è di 45°, per un attimo rivedo il sogno di stanotte e appena il terreno si fa più ripido fermo i ragazzi, li assicuro su un picchetto da neve e con un breve tiro mi porto veloce contro la parete rocciosa e, assicurando Stefano e Ivan finalmente abbiamo accesso alla sella dove comincia la cresta vera e propria.

Il primo tratto roccioso è pulito dalla neve e procediamo senza ramponi, alternando lunghi tratti in conserva a dei brevi risalti assicurati;  dopo circa 200 metri di dislivello riappare la neve tra le rocce e contemporaneamente del nevischio comincia a scendere dal cielo, la perturbazione è in anticipo rispetto alla previsione che la dava in arrivo nel tardo pomeriggio, calziamo i ramponi e arrampichiamo su terreno misto, sull'ultima cresta nevosa incrociamo delle tracce provenienti dallo scivolo nord che brevemente ci portano a una corta pala ghiacciata che conduce sulla vetta della Presanella a quota 3.558 m dove veniamo accolti da un timido sole e salutati da una cordata che ha appena salito la nord.

La discesa poi viene "vivacizzata" da una intensa nevicata che nel giro di poco ammanta di bianco tutte le rocce e ci obbliga a tenere calzati i ramponi fino al termine della vedretta sotto il monte Nero.

 

Via: "cresta nord est"

Apertura: E. Kratky e B. Wagner con le Guide J. Grill e B. Nicolussi il 4/08/1981

Ripetizione: Parolari Roberto Uberti Stefano Ivan Amadori il 5/10/2014

Dislivello: 550 m

Difficoltà max: II/III  50°

Avvicinamento: dopo Pinzolo si prende la deviazione per la Val Nambrone, si oltrepassa il rifugio Nambrone e si prosegue fino ad arrivare a malga Vallina d'Amola. Con il sentiero n° 211 si arriva al rifugio Segantini. Dal rifugio seguire la traccia con bolli circolari rossi e bianchi per la via normale della Presanella, percorrere il filo della morena fino a quota 2.700 m circa dove troviamo due grossi ometti e qualche metro prima a sx un bollo circolare. Deviare a dx in discesa e seguire alcuni ometti in diagonale a sx cercando di non perdere troppa quota in direzione della bocca d'Amola. Attraversare la vedretta omonima, salire il nevaio sotto la bocca e per il canale molto instabile portarsi sulla sella a quota 3076 m.

Salita: dalla bocca d'Amoladue possibilità: noi siamo scesi su roccette e pendio di nevesul versante nord fino a superare in discesa la terminale e portarsi sul pianoro che da accesso alla scivolo nord, oltrepassare la terminale e risalire un pendio di neve ghiacciata a 50° fino a raggiungere la marcata sella dove inizia la cresta. La seconda possibilità: dalla bocca attraversare a sx sotto i due gendarmi e su blocchi instabili portarsi in direzione della sella d'inizio della cresta. Dalla sella si supera un tratto ripido spostandosi leggermente a dx, si segue poi abbastanza fedelmente la cresta cercando la linea più facile (tendenzialmente si resta sul lato che si affaccia verso la nord. Nella parte superiore si alternano tratti rocciosi a neve, per poi uscire sulla spalla nevosa, con un ultimo scivolo nevoso si esce a pochi metri dalla croce di vetta

Discesa: per la via normale verso il rifugio Segantini, passando per il bivacco Orobica  si mantiene la sx seguendo i bolli rossi fino all'inizio della ferrata che tende a spostarsi ancora verso sx fino a raggiungere un pendio nevoso sopra la testata superiore della valle di Nardis, si riprende la ferrata che obliquando verso dx porta sulla vedretta di Nardis (possibilità di fare delle corde doppie). Si scende nella vedretta  con linea retta e poi spostandosi verso sx si punta a dx della bocchetta del monte Fumo fino a riprendere la ferrata che verticalmente sale fino al crinale a quota 3170 m per continuare in discesa fino alla vedretta del monte Nero che si attraversa in diagonale verso dx fino a riprendere a sx gli ometti che portano in direzione del filo della morena percorsa durante l'avvicinamento e a ritroso fino al rifugio Segantini,

Materiale:  1 corda da 60 metri, 2 viti da ghiaccio medie, 3/4 friend medi, picozza, ramponi, cordini e fettucce

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